DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO ED EMOZIONI
“MI SCUSI, SONO DISLESSICO”. Con l’espressione “Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), si fa riferimento ad un insieme di disturbi nella comprensione e nell'uso del linguaggio, sia parlato sia scritto, che si manifestano in una limitazione delle capacità di ascoltare, parlare, leggere, scrivere, ragionare e/o fare calcoli; tuttavia, non rientrano tra i DAS, le difficoltà di apprendimento derivanti da handicap visivi, uditivi e motori, da ritardo mentale, da disturbi emozionali, o da situazioni familiari e socioculturali svantaggiose. Inoltre va sottolineato che tali disturbi sono estremamente variabili: alcuni individui possono avere difficoltà solo nell'ambito della lettura e scrittura, altri solo nell'ambito del calcolo e della soluzione di problemi matematici, altri ancora possono fare fatica a comprendere ciò che gli viene detto, altri, infine, possono presentare difficoltà in più ambiti contemporaneamente. In effetti, quando si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ci si riferisce a difficoltà che si riscontrano in particolare in 3 aree: lettura, scrittura, calcolo. Al di là di cosa siano i DSA e di come si manifestino, molto più interessante è parlare del rapporto tra questi e gli aspetti emotivi che ne conseguono (ansia, demoralizzazione, vergogna, inadeguatezza etc.) “Che senso ha impegnarmi così tanto se i risultati sono questi?” Nel campo dei disturbi specifici dell’apprendimento, gli aspetti emotivi e relazionali vengono spesso posti in secondo piano soprattutto perché attribuita maggiore importanza al raggiungimento immediato dei risultati. Tuttavia, continui fallimenti e insuccessi scolastici insieme alla compromissione del rapporto con i compagni, possono contribuire ad abbassare la percezione positiva di sé stessi provocando danni a livello di autostima e la messa in atto di reazione quali: evitamento, ansia da prestazione, chiusura, opposizione. Questo perché esiste un rapporto bidirezionale tra emozione e apprendimenti: se infatti da una parte i DSA possono causare un disturbo di tipo ansioso-depressivo e/o comportamentale, dall’altra il disturbo emotivo può creare interferenza con i processi di apprendimento. In questo quadro, l’emotività è poco controllata e può essere espressa attraverso alterazioni della condotta, passaggi all’atto, manifestazioni ansioso-depressive mentre le relazioni sociali possono essere inibite, ipercontrollate, superficiali, timorose ma possono presentarsi, all’interno di queste, anche comportamenti ribelli e disturbanti. Tra tutte le emozioni che sono chiamate in gioco, l’ansia è sicuramente la più frequente ed è dovuta, principalmente, dalla tendenza di questi bambini a focalizzarsi in modo eccessivo sull’anticipazione dell’evento che sanno gli procurerà disagio; in particolar modo, si tratta dell’anticipazione cognitiva ed emotiva del giudizio degli insegnanti e dei compagni e della percezione che ogni sbaglio è irreparabile vivendo così su di sé ogni giudizio. Inoltre, i bambini con DSA mostrano stili attributivi non funzionali alla motivazione: si sentono meno responsabili del loro apprendimento, persistono molto poco nei compiti assegnatigli attribuendo i loro insuccessi a fattori controllabili (scarsa capacità o intelligenza), mentre in caso di successo attribuiscono questo al caso o alla fortuna. Questa doppia situazione comporta passività, rassegnazione e “impotenza appresa” che rende inutile la messa in atto di comportamenti attivi per cambiare le cose. In questo quadro, un aspetto fondamentale è quello relativo al ruolo sinergico dei genitori e insegnanti attraverso l’utilizzo di alcune accortezze come: adottare flessibilità didattica, esprimere calore e accettazione, costruire una relazione positiva dove trovino spazio alte aspettative nei confronti del bambino, curare attivamente le relazioni sociali tra il bambino con dislessia e i suoi compagni e scoraggiare forme di prevaricazione e/o atteggiamenti di bullismo.
dr. Alice Carella - Psicologa
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