Dando per scontato che tutto ciò che ha esposto nel Suo intervento sia vero (ovviamente non se ne può avere la certezza finchè non si ascolta anche l'altra campana), concordo sulla conclusione che gli atteggiamenti e i comportamenti della terapeuta da Lei descritti possono sembrare strani, ma occorre ricrodare che in psicoterapia esistono, attualmente, centinaia di indirizzi di specializzazione, alcuni dei quali prevedono anche un limitato e controllato contatto fisico tra terapeuta e paziente. Non so quale scuola di specializzazione abbia seguito la Sua terapeuta, probabilmente saperlo contribuirebbe a spiegare il suo comportamento. Ci sono poi terapeuti che violano consapevolmente e volontariamente le regole del proprio indirizzo di specializzazione se lo ritengono utile al paziente, purchè lo sia veramente. Ma al di sopra dei retroscena formativi e delle iniziative personali, sono i risultati a determinare l'efficacia della psicoterapia. Se ha già fatto presente alla terapeuta il Suo disagio di fronte ad alcuni suoi comportamenti, e costei non ha preso provvedimenti rivolti a ridurre tale disagio, evidentemente quella non è la terapeuta che fa per Lei. In teoria, uno psicoterapeuta dovrebbe osservare una condotta neutrale e identica verso tutti i pazienti, in pratica, la psicoterapia è un rapporto tra esseri umani, con tutti i pregi e i difetti che questi comportano. Il fatto che abbia provato, almeno inizialmente, un miglioramento del Suo stato, significa che Lei è sensibile alla psicoterapia, quindi, se trova che Le giovi, Le consiglio di continuare cambiando terapeuta. Per quanto riguarda i dubbi sugli aspetti etici del comportamento della Sua terapeuta, Le consiglio di contattare la sede regionale o provinciale dell'ordine degli psicologi del Suo comune ed esporli al responsabile del comitato etico del consiglio territoriale.