Senza entrare nel merito del caso specifico, diciamo che il percorso diagnostico fatto, così come descritto, è sufficiente per trarre una diagnosi, che poi la diagnosi sia corretta o sbagliata è un altro discorso. Anche il rifiuto di parlare con il medico è da considerare comunque come elemento di valutazione, quindi non c'è da stupirsi che lo specialista sia arrivato a una diagnosi senza aver parlato con Jonny. Io mi soffermerei piuttosto sulla terapia. Credo che una visita di controllo ogni due mesi, considerati i sintomi, potrebbe essere insufficiente. Sarebbe auspicabile una più alta frequenza degli incontri con uno specialista, incontri che sarebbero più efficaci, stando alla diagnosi, se alla farmacoterapia venisse affiancata una terapia psicodinamica, che servisse anche a spiegare a Jonny la differenza tra ciò che prova per la malattia e ciò che invece prova come conseguenza della medicina che assume, che gli consentisse di parlare delle sue paure in un ambiente in cui si senta accolto, senza prendere medicine ma trovandosi davanti a una persona che percepisse come in grado di comprenderlo e aiutarlo a risolvere i suoi problemi e a conoscenza delle giuste tecniche per raggiungere questo obiettivo. Sarebbe utile sapere se il bambino vede ancora la psicologa ed eventualmente perchè ha smesso di vederla.