Da alcuni giorni, diverse fonti d’informazione di settore stanno divulgando i contenuti della manovra finanziaria 2011 che riguardano il riordino degli albi professionali. Si era partiti dall’ipotesi dell’abolizione degli ordini, di cui si discute da decenni, e si è arrivati non solo al mantenimento della situazione attuale, ma addirittura a un significativo aumento dei costi obbligatori di permanenza negli stessi per gli iscritti. La manovra introduce infatti per i liberi professionisti l’obbligo di assicurazione professionale e di formazione continua.
Due considerazioni in merito:
a) Istintiva, su una classe politica che per rastrellare denaro utile al mantenimento dei suoi infiniti privilegi non sa fare altro che aumentare le tasse (perché di questo si tratta, anche se le chiamano “assicurazione” o “formazione” ), assuefatta com’è a uno stile di vita completamente avulso dalla realtà quotidiana di un popolo ahimè, bisogna dirlo, in larga parte degno dei suoi dirigenti.
b) Se non fosse per il lavoro di liberi professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi in generale, questo paese andrebbe a gambe all’aria in una settimana, vivendo sulle spalle di queste categorie tutte le altre.
Dal modo in cui questi nuovi obblighi saranno gestiti dagli ordini nazionale e territoriali, sapremo di che pasta sono fatti i nostri rappresentanti. Soprattutto al sud, dove vivo e lavoro, uno psicologo che pratichi solo la libera professione riesce a stento a galleggiare. Sta ora alla coscienza dei consiglieri territoriali se sostenerci o affondarci definitivamente, anche se, stando al conflitto di interessi di molti di loro, a vario titolo implicati in torbide relazioni con il mercato della formazione-privata-obbligatoria-e-infinita, sarà meglio fare un bel respiro e tapparsi naso e bocca.